Parco Giochi – pensata # 7

Parco giochi. Da piccoli rappresentano qualcosa di simile ad un mondo alternativo. Uno pieno di divertimenti in cui non si vede l’ora di entrare per passare in rassegna un passatempo dietro l’altro. Ogni bambino è diverso. C’è quello che si affeziona ad un solo gioco e ignora tutti gli altri. Quello che ha bisogno del proprio accompagnatore per approcciarsi al nuovo marchingegno. Quello che si dimentica perfino il proprio nome e diventa sordo ai richiami, preso com’è a sperimentare quelle ingegnose, colorate trovate della tecnica disseminate nel parco.

Vero è, che una volta divenuti adulti, quelli stessi bambini che smaniavano per varcare la soglia di quelle vecchie staccionate, tendono a costeggiarle senza degnare di un’occhiata il loro contenuto. Con l’età le altalene e gli scivoli perdono attrattiva. È comprensibile, soprattutto dal momento in cui si diventa troppo grandi per farne buon uso. Tuttalpiù è possibile che rivolgano loro un rapido sguardo malinconico, dopodiché proseguono per la loro strada, tutti concentrati su qualche faccenda da grandi. Dunque, a meno che non abbiano bambini al seguito a renderglielo pressoché impossibile, gli adulti sono portati ad ignorare i parco giochi.

In fondo si tratta di luoghi costruiti appositamente per i piccoli, quasi su loro misura, perciò si direbbe che sia del tutto normale, eppure vi è mai capitato di entrare in uno di questi posti quando non è affollato dai legittimi avventori? A me sì, e la pace che si respira è impagabile. Tutte le giostrine variopinte e invitanti se ne stanno al loro posto a sprizzare allegria, pronte ad accogliere i novizi e a suggerire memorie ingiallite agli antichi frequentatori. Se (enorme se) il parco giochi è ben tenuto, questo appezzamento verde assomiglia quasi ad un paradiso, un’isola felice e di conforto protetta da siepi e circondata da qualsivoglia genere di arbusti e alberi frondosi ininterrottamente visitati da rumorosi uccellini di passaggio. Panche riparate all’ombra di un pino, prima scelta in estate, o soleggiate, perfette in primavera, tutte strategicamente piazzate accanto a fontane e utili cestini della spazzatura.

I piccoli, tranne i più timidi, risultano comprensibilmente impazienti di cimentarsi in altalene, scivoli e tutto quello che al giorno d’oggi è possibile trovare in un parco attrezzato. Eppure questo stesso posto presenta caratteristiche allettanti anche quando si è passata da un pezzo l’età raccomandata per le attrazioni. (Per inciso, è meglio non ignorare gli ammonimenti dei cartelli posti all’ingresso!).

Oltrepassare una staccionata di legno dipinto a metà giornata potrebbe aiutare a lasciarsi alle spalle i problemi. Gli esami. Le visite. Gli impegni. Tutte le preoccupazioni della giornata che ci hanno seguito fin lì e che ci attenderanno all’uscita come fedeli amici a quattro zampe. È probabile che ci scorteranno anche durante il tragitto di ritorno, ma recuperata un po’ di serenità saremo capaci di passeggiare al loro fianco senza sentirci annichiliti dalle loro dimensioni. In fondo io ho sempre preferito i cani di grossa taglia.

parco giochiAnche se oggi fatichiamo a ricordarli, eravamo assaliti da alcune noiose preoccupazioni anche al tempo in cui i parco giochi li si frequentava assiduamente.

Temere di saltare come gli altri dall’altalena in movimento. Farsi superare nella fila dello scivolo. Non riuscire a fare la capriola alle sbarre orizzontali dello scivolo-castello. Arrampicarsi su per la corda senza raggiungere la sommità. Inciampare e cadere davanti a tutti. Certamente non sono problemi paragonabili a quelli odierni, ma le difficoltà non sembrano forse sempre insormontabili finché non le superiamo?

All’epoca gli adulti reagivano con una pacca sulla spalla. Un bacio sulla bua. Un abbraccio consolatorio. Una parola di conforto o di incoraggiamento. Un rimbrotto al bullo di turno. E se niente funzionava rimaneva sempre il gelato, per far tornare il buon umore. Ora che gli adulti siamo noi sappiamo riconoscere dei palliativi quando li vediamo. Tuttavia, a meno che non siamo afflitti dal diabete, un gelato sulla panchina di un parco giochi resta un dolce momento di pausa che male non può fare. Sempre se non si è facilmente suggestionabili e non si abbia appena terminato la visione di un film horror che, ne sono certa, di un eventuale parco giochi fornirebbe tutt’altra rappresentazione.

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