L’amore per la cucina – pensata # 10

Faccio scorpacciata di dolci e cioccolata, ne mangio a volontà, nessun mi fermerà

L’amore per la cucina può nascere in gioventù, se si ha la fortuna di avere accanto qualche amico o parente appassionato. Oppure una volta cresciuti, quando si apprezza la facoltà di cucinare qualche piatto con le proprie mani. Sempre se si è portati. Altrimenti è possibile restare degli estimatori o non prestare la minima attenzione a ciò che si mangia.

amore per la cucina dolci charlotte russaC’è chi ne fa una professione e chi se ne occupa contro voglia. Qualcuno deve pur sobbarcarsi quest’onere di nutrire le membra dei vari componenti della famiglia. Avere sempre fame può considerarsi una conseguenza del patrimonio genetico o delle tradizioni nazionali? Né l’uno né l’altro. In famiglia ci sono buone forchette come miseri cucchiaini e in un paese convivono talmente tante differenti abitudini culinarie che c’è l’imbarazzo della scelta su quali adottare.

In sostanza temo non esistano capri espiatori se passeggiare davanti alle vetrine delle pasticcerie mi causa un incremento dell’attenzione tale che se avessi una coda comincerei a dimenarla all’impazzata. Per fortuna non ho la salivazione di un cane e so mantenere un certo contegno. Anche se per chi mi accompagna è impossibile ignorare l’effetto che una distesa di pizza al taglio bendisposta sul bancone può farmi. 

Non importa l’ora. Non fa testo se ho già mangiato. Il potenziale di determinate vetrine è sconcertante. Dolce o salato, caldo o gelato che sia.

Quando si accetta la propria condizione e ci si rassegna al facile languorino, l’evento più lieto che possa capitare è incontrare qualcun altro come voi con cui spartire gioie e vettovaglie. Mangiare in compagnia accresce il godimento di consumare un pasto.

Non si tratta solo di sedare un bisogno fisiologico, ma diviene l’opportunità o il pretesto per condividere. Colazione, intervallo, pausa pranzo, merenda, cena, spuntino. Ogni occasione è buona non solo per mangiare, ma anche per parlare di cibo. Questa forse sì che è una deformazione tutta italiana. 

america harry grey charlotte russaDopo aver letto C’era una volta in America, con tutti i temi affrontati, i personaggi descritti, le trame raccontate, i dialoghi sconcertanti, nonostante tutto questo, c’è un particolare dettaglio da cui la mia mente è stata incontrovertibilmente colpita e su cui continuo a tornare con la memoria. La Charlotte Russa.

Si può comperare chiunque con una charlotte russa!

Grazie Harry Grey, ho aggiunto una nuova ricetta che non vedo l’ora di provare nei preferiti di Giallo Zafferano. Solo chi ha uno spiccato amore per la cucina può conservar memoria di un tale dettaglio in un romanzo di questa portata.

 

 

 

 

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