La finzione letteraria
I manuali sono tecnici e pratici, hanno uno scopo e chi li legge può servirsene per raggiungere un obiettivo. O almeno per provarci, visto che non sempre ci scopriamo novelli falegnami, informatici, psicologi, pizzaioli semplicemente dopo aver letto un libro che ci svela i segreti dell’arte in questione.
I libri di storia tentano di tramandare gli errori del passato nella speranza di non vederli ripetere.
Le cronache documentano la quotidianità e ci tengono informati.
Tutto molto concreto, realistico e dallo scopo ben chiaro e visibile.
Che te ne fai di tutti quei libri di fantasia?
A cosa serve leggere storie di fantasia?
In una parola, anzi tre, io credo che servano a far riflettere. A sentirsi meno soli. Ad aiutarci a venir a capo di emozioni complesse o situazioni spiacevoli. Ad aprirci gli occhi. A farci mettere nei panni altrui. Niente può farci immedesimare come un buon romanzo. Tranne forse un bouon film, tratto da un romanzo.
Leggere è sperimentare, prima di tutto, la condivisione delle emozioni. Quante volte abbiamo pianto o riso insieme ai protagonisti?
Quella della finzione è un’arte con un enorme potenziale e in quanto tale non credo possa definirsi positiva o negativa, tutto dipende dall’uso che se ne fa. O meglio, dai risultati conseguiti dall’autore che se ne serve.
Si tratta di storie che nascono dall’immaginazione, non si basano su fatti realmente accaduti, eppure i mondi raccontati nei romanzi sono fortemente in debito con la realtà che tutti conosciamo. Così come le relazioni fra i personaggi o i problemi che questi si trovano ad affrontare.
I romanzi non ci forniscono informazioni o chiare indicazioni su come realizzare qualcosa, ma ci donano materiale su cui riflettere, veicolano messaggi morali e impartiscono lezioni.
Oltre a intrattenerci, possiamo trarne beneficio.
Una parola o tre non bastano
Ok, ho mentito. Una parola non era sufficiente, e nemmeno tre. Anche per questo ho scritto un altro articolo sul perché leggere fantasy e fantascienza. Lo trovate proprio qui!
Sono d’accordo. Quante volte, dopo aver letto un buon libro, mi sento sola, un po’ svuotata, ma con la gioia di aver vissuto insieme alla compagnia dei personaggi, di aver pianto e riso con loro!