Ogni tanto si sente ancora dire che c’è un’età per ogni cosa e in effetti alle volte è proprio così. È perfetta quando i bambini vogliono intraprendere qualche impresa giudicata prematura dai savi genitori. Ma non solo. Come nel caso si voglia andare a ballare a sedici anni o avere appuntamenti galanti a quattordici. O ancora farsi il bucato da soli a venticinque. Capita spesso di sentire l’eco di questo motto rimbombarci nelle orecchie.
In fondo dipende sempre dal personale punto di vista. Per questo credo che si faccia un uso smodato e improprio del detto. Non è possibile definire una linea del tempo della vita che valga per tutti noi. Una simile a quelle fornite dai manuali di storia all’inizio dei capitoli per aiutarci a fissare i momenti di svolta o i passaggi chiave nello scorrere dei secoli.
Personalmente le trovavo molto utili. Anche se ti illudevano di costituire un riassunto del capitolo e invece ne erano un misero estratto. Insomma, per una verifica fatta bene non erano sufficienti.
Credo sia utile rimanere concentrati sulla propria linea del tempo. Da un lato per non perderci nessun evento importante. Dall’altro per non commettere l’errore di paragonarla costantemente a quella altrui. Forse è vero che c’è un’età per ogni cosa, ma tranne in alcuni casi in cui sia stabilita per legge, come per il voto o la patente, nella maggioranza dei casi si tratta di vincoli del tutto soggettivi.
Non si tratta di una gara proprio perché non esiste una linea del tempo standard su cui misurarsi. Comunque, se lo fosse, non sarebbero la lunghezza delle linee o la quantità degli eventi riportati a fare la differenza. Come spesso capita, sarebbe la qualità dei momenti in esse contenuti. Per dirlo con una bella citazione e concludere
Il numero di respiri che fate in vita vostra è irrilevante, quello che conta sono i momenti che il respiro ve lo tolgono
L’ho sentita nell’incipit di Hitch, un film con Will Smith ambientato a New York. Per spendere un paio di parole in merito, si tratta di una commedia carina e divertente. Se si sceglie di concentrarsi unicamente sulla spalla del protagonista e sulla storia d’amore di quest’ultimo. E si stende invece un velo pietoso sulla protagonista femminile. Peccato, perché il personaggio protagonista era un bel tipo e meritava di meglio.