Non capita spesso di soffermarsi a pensare a come si svolgeva una data mansione in passato. Oppure se un domani la si svolgerà in modo del tutto differente. Passato e futuro non ci appartengono. Siamo concentrati sul presente e, se siamo in dubbio sul portare a termine un qualsiasi compito, non è il caso di disperare. Basta chiedere ad Aranzulla, il quale ha sempre una risposta pronta per tutte le nostre domande. Io stessa ricorro spesso e volentieri al suo aiuto e di recente mi sono posta una domanda. Chi mai, in tutta coscienza, potrebbe davvero trovare simpatico Aranzulla se non ci fosse Internet?
Siccome non mi pare il caso di chiederlo a lui, ho provato a rispondermi da sola. Se Aranzulla fosse nato prima dell’era informatica non è detto che sarebbe stato apprezzato come lo è ora. Innanzitutto sarebbe stato conosciuto solo da una fortunata cerchia ristretta. Sì, perché avremmo dovuto conoscerlo di persona per poterne trarre esempio, per fare tesoro dei suoi consigli e seguire le sue dritte.
Ma un uomo che esprime la sua opinione su tutto, e per tutto intendo proprio tutto, può venire facilmente taggato come saccente o presuntuoso. In fondo a nessuno piacciono i sotuttoio. Tranne Aranzulla, lui piace a tutti, anche perché la moderna piattaforma tecnologica gli permette di arrivare in nostro soccorso solo se chiamato. Internet stipa tutto il sapere nell’invisibile e infinito spazio virtuale e sta a noi richiamare le nozioni in un click in caso di necessità.
Come un supereroe che corre ad aiutarci appena ne urliamo il suo nome. Beh, non proprio. La velocità della risposta varia in base a quella della nostra connessione.
Si parla tanto del declino dei rapporti sociali a causa di Internet e a volte ci si dimentica di come era prima. Di quanto fosse difficile comunicare a distanza e, per esempio, chiedere consiglio ad un amico o ad un parente. Credo che la velocità con cui oggi possiamo trovare risposte alle nostre domande sia qualcosa di strabiliante. Così come la possibilità di parlare con qualcuno distante migliaia di chilometri da noi, benché ormai si tenda a darla per scontato.
Quando si tratta di un cambiamento epocale, solo chi ha vissuto a cavallo fra il prima e il dopo può davvero rendersi conto della sua portata. Seguiti in una certa misura da quelli abbastanza curiosi o sensibili all’argomento per informarsi al riguardo. Man mano che passa il tempo si finisce per abituarsi, per adattarsi a ciò che definiamo normale. Il rischio è quello di diventare miopi e incapaci di riconoscere che quel che reputiamo normale perché a portata di mano, una volta era considerato impensabile e un domani potrebbe venire soppiantato dal progresso inarrestabile dell’uomo.
Ultimamente libri e film cristallizzano passati luminosi e dipingono futuri distopici. Forse per esorcizzare la paura che sentiamo nei confronti dell’ignoto. Se le riflessioni su passato e futuro che queste pellicole propongono possono insegnarci qualcosa, penso sia la consapevolezza che non è il cambiamento in sé ad essere positivo o negativo. Si tratta di come ci rapportiamo alle inevitabili conseguenze che il cambiamento comporta. Spesso risultano imprevedibili, ma abbiamo secoli di storia da cui trarre esempio per non cadere negli errori del passato e per guardare al futuro con speranza. A pensarci bene, in un tale contesto, normale e strano diventano concetti alquanto opinabili.